Salvini e la scuola. Non è un ossimoro, ma il nuovo fronte che ha aperto il capopopolo nazional-popolare dal pulpito del comizio tenuto a Trani qualche giorno fa.
A sorprendere non sono state tanto le sue affermazioni contro la ministra (si dice così, nel paese del politically correct) Azzolina, quanto piuttosto la sua decisione di non mandare più a scuola la figlia di sette anni. A sbalordire in realtà è la motivazione di questa scelta d’impeto, peraltro piuttosto articolata: non si tratta infatti della convinzione che la scuola sia inutile, quanto piuttosto il dover indossare la mascherina ed essere ingabbiati nel plexiglass. (Corriere della Sera)
Come spesso è avvenuto in passato per Berlusconi, non si può non essere d’accordo sulle conclusioni cui giunge un leader politico in piena campagna pre-elettorale, sebbene non ci si trovi d’accordo nemmeno un pochino sui presupposti del suo ragionamento.
Per salvare la figlia di Salvini dall’ignoranza, tuttavia, non servirebbe molto. Prima che si possano immaginare facili rimedi, va considerato che la scuola da oggi avrà bisogno di un sistema che garantisca un accesso in sicurezza degli alunni e del corpo docente. Non palliativi e rimedi, ma prevenzione (termoscanner all’entrata, tanto per fare un esempio, e barriere para-fiato in plexiglass modulabili e “intelligenti”) e realizzazione di interventi permanenti, come i sistemi di sanificazione-disinfezione dei locali a ozono o, qualora il territorio lo consenta, interventi temporanei, quali l’allestimento di strutture polifunzionali equipaggiate di protezioni attive (i dei sistemi di sanificazione-disinfezione) e passive (le barriere para-fiato in plexiglass).